Viscuotti

Un pane che resiste, una storia che resta

C’è un pane che non nasce per essere subito spezzato, ma attende, resiste, custodisce il tempo: I Viscuotti.

Nati dall’urgenza di non sprecare, di sopravvivere a lungo senza perdere il sapore, questi pani accompagnavano pastore e contadino, soldato e marinaio, bambino e lavoratore.
Inzuppati nel latte, nel vino o nel caffè; serviti con pomodori e olio, con verdure dell’orto o anche solo con l’acqua di mare.

Il pane duro ha attraversato la storia: è il pane dei ricordi, è l’arte di trasformare poco in abbastanza, l’intelligenza della sopravvivenza, il sapore di una carezza nascosta tra due fette.

Realizzati anche con farina mista integrale e crusca tostata, sono ricchi di fibre, fragranti, leggeri, croccanti:
ma la loro vera magia si risveglia con l’acqua.
Basta un gesto per riportarli in vita.

Un pane, quattro stagioni

Il bello del Viscuotto è che si adatta alla vita.

D’estate è un piatto fresco e conviviale: basta inzupparlo in acqua, condirlo con pomodori maturi, tonno, olive nere, olio buono e una manciata di origano per ritrovare il gusto semplice dell’orto e del mare.
È il piatto dei pranzi sotto il pergolato, delle tavole apparecchiate con poco e con amore.

Ma quando arriva l’inverno, il biscotto di pane diventa conforto.
Perfetto da affondare nelle zuppe di pesce, da immergere nelle minestre calde di legumi, nei fagioli con le cotiche, o anche in un semplice brodo con un filo d’olio.
Assorbe, accoglie, esalta i sapori della tradizione.